martedì 31 luglio 2012

SCRITTI - I MIEI LIBRI: QUEL GIORNO, QUANDO VENNE SERA

Scritti - I miei libri


Ebbene sì, anche io, nonostante sia amante della lettura, ogni tanto mi diletto a prendere sotto penna e carta (non il calamaio) o più spesso il primo pc disponibile. Allora vi riverso tutto ciò che mi passa per la testa. Sul foglio bianco finiscono idee, prima abbozzate poi sempre più delineate, che poi leggo e rileggo, applicando ciò che riesco ad apprendere dalle mie letture e dai veri scrittori. Ogn tanto riesco a far mio qualche buon consiglio. E il gioco è (quasi) fatto. E allora escono fuori anche libri. Perchè non parlarne qui?


QUEL GIORNO, QUANDO VENNE SERA

Autore: Enzo D'Andrea
Genere: racconti
Anno: 2012
Editore: Photocity Edizioni
Brossura, 101 pagine
ISBN: 9788866822615





Presentazione

Un terremoto visto come una punizione divina, una storia di amicizia tra un ragno e un ragazzino disabile, un Natale particolare, dove la tragedia imminente diviene di colpo un segno di speranza, una storia in cui si fanno i conti con il soprannaturale, sia esso dai risvolti tragici o ironici, al limite dell'assurdo. Infine, una storia creata dal nulla, come una sorta di sfida, partendo dalle lettere dell'alfabeto e senza la minima idea di dove si andrà  a finire. Quando si libera la fantasia, tutto può succedere. L'importante è che ci sia una storia da raccontare e, soprattutto, qualcuno che abbia voglia di ascoltarla. Tutto il resto conta poco. Quasi nulla direi. 

Estratti:

Estratto dal racconto: Quel giorno, quando venne sera

“… L’oscurità era ormai calata, l’aria semmai ancor più opprimente, meno male che era infine giunto a casa. Guardò l’orologio a taschino che gli aveva lasciato suo padre. Erano quasi le sette e trentacinque della sera. Stava salendo il primo gradino della scala che portava a casa, poggiando la mano libera sulla vecchia ringhiera di ferro battuto per farsi sostegno nella salita, e in quell’istante la terra tremò. “Marò, je fatta!”  esclamò terrorizzato Zi Pepp. Fu così che quel giorno, quando venne sera, la terra tremò. Era il ventitré novembre del millenovecentoottanta.”

Estratto dal racconto: Il ragno

“… Vagando a caso con lo sguardo per la stanza, tornò un attimo a fissare il ripiano del vetro. Una macchiolina scura era appena visibile. A un occhio allenato come il suo era però impossibile che sfuggisse. Aguzzò lo sguardo. Si, non c’erano dubbi! Era “Lui”! Era proprio “Lui”! Però, c’era qualcosa di strano. Si avvicinò un poco. Era fuori! Ecco cosa c’era di strano. Incredibilmente, era posato sulla facciata esterna del vetro. E ora si stava rapidamente spostando verso l’alto. Sembrava inoltre aver riacquistato anche la completa mobilità dell’arto offeso. O meglio, della zampa offesa. Era bello da vedersi. E libero, soprattutto. Una lacrima solcò il viso di Kevin. Il suo volto delicato di ragazzino imberbe. Ma questa volta era gioia. Gioia vera.”

Estratto dal racconto: Un Natale particolare 

“… Allora, preso da un impulso improvviso, si sporse di nuovo dal parapetto. Scrutò a fondo la superficie dell’acqua, ma niente. Non c’era assolutamente nulla. L’immagine era scomparsa. Ancora intontito da quella sensazione, si sentì urtare leggermente le gambe. Girandosi di scatto, si trovò di fronte il cane, che lo fissava dritto negli occhi. In lui non c’era più traccia di quella timidezza e diffidenza che mostrava prima. Giovanni lo guardò, sentì dentro di sé salire un moto di tenerezza verso l’animale. Si piegò sulle ginocchia, sollevò una mano e la posò con delicatezza sulla testolina del cane. Prese ad accarezzarlo. In quell’istante, memore dell’apparizione (doveva trattarsi proprio di un’apparizione, non poteva essere altrimenti!), ripensò al terribile impulso di cui era stato preda pochi istanti prima. Farla finita era facile. Troppo facile. Ma poteva non essere giusto. Giovanni allora lo comprese. E forse, esisteva, soprattutto a Natale, il modo per non sentirsi solo. Si rimise eretto, improvvisamente più ottimista. “Grazie, amore mio!” disse con lo sguardo rivolto al cielo, e si incamminò verso la parrocchia di Don Luigi, chiamando verso di sé il cane. L’animale, placido, lo seguì come se non aspettasse altro.”

Estratto dal racconto: Riders on the storm

"... Intanto il lieve ansare dell’uomo si trasformò lentamente in un suono, che dopo pochi secondi,William riconobbe come quello di una sommessa e beffarda risata. A poco a poco la vita stava abbandonando il suo corpo. Le sue funzioni vitali si stavano lentamente spegnendo. Pur consapevole dell’assurda situazione e dell’inutilità di ogni intenzione, William provò di nuovo a emettere un suono. Provò a gridare “Aiuto!”, ma dalla bocca non uscì fuori che un flebile alito. Intanto la risata sommessa dell’uomo si era alzata di volume. A William parve che nell’aria si diffondessero delle note musicali. Si, sembravano proprio quelle di Riders on the storm.Jim stava cantando “…There`s a killer on the road / His brain is squirmin` like a toad / Take a long holiday / Let your children play / If you give this man a ride / Sweet family will die / Killer on the road…”. Era finita. Inevitabilmente finita. William allora se ne rese conto, in quei tragici istanti. Non restava che raccomandarsi l’anima a Dio. O al Diavolo. Ma a quel punto non aveva più importanza. Chiuse l’unico occhio aperto, abbandonando ogni pensiero e ogni speranza, affinché Madame la Morte se lo portasse via. Pochi secondi dopo, sul luogo giaceva solo il suo cadavere, ormai fradicio. Poco più in alto, la carcassa dell’auto. Sul terriccio nei pressi del corpo, due profonde impronte, ormai indistinguibili e parzialmente cancellate dalla pioggia, la quale batteva incessante sulle foglie marce che tappezzavano il terreno accidentato. In lontananza un lampo di luce squarciava il profondo buio del cielo, mentre aleggiavano nell’aria le note di un famoso brano dei Doors."

Estratto dal racconto: Il pc dispettoso

"... Mentre stava pensando a quello, anziché sentirsi risollevare il morale, Paolo precipitò ancor di più nell’angoscia. E che cavolo! Da ciò che gli aveva raccontato Giorgio, Artemagni si era da subito convinto di quella tesi, e il colpevole era lui. Soltanto lui. Che sfiga maledetta. Proprio quando le cose sembravano essersi messe per il meglio. Nel frattempo, quasi con fare distratto, aveva cliccato sull’icona del file, che si era aperto. D’improvviso, Paolo strabuzzò gli occhi. Quello che gli era apparso davanti ai globi oculari era qualcosa di assurdo. Il testo del racconto era in parte cancellato, in parte spaziato ed era stata un po’ ovunque stravolta la formattazione. Ma la cosa che più lo fece restare interdetto fu la presenza, a intervalli regolari lungo tutto il testo, della scritta: STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! Sconcertato, Paolo scorse il resto del racconto e vide che, ogni tre o quattro righe, si ripeteva la stessa frase. Addirittura, al termine del racconto, al posto della parola FINE, c’era in bella mostra una sfilza di quelle frasi, copiate e ripetute come fossero opera di un ossesso: STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! STEVEN NON DEVE MORIRE!!!! STEVEN NON DEVE MORIRE!!!!"

 Estratto dal racconto: Una storia alfabetica



"... Raccapriccianti urla intanto cominciarono a diffondersi nell’aria circostante. Grida dalle tonalità disumane. I due gemelli non riuscivano a comprendere chi potesse emettere quelle terribili grida. Le fiamme si attenuarono progressivamente nell’arco di qualche minuto, fino a quasi diventare dei piccoli fuocherelli. Osservando meglio la scena, York e William poterono rendersi conto che l’incendio si era sviluppato in un’area delimitata da un perimetro quasi perfettamente circolare. Tale perimetro circondava una zona più depressa rispetto al terreno circostante. Tuttavia, nessuna delle persone che erano ferme sul bordo della zona incendiata accennava a fare un qualsiasi movimento. Erano tutti immobili o quasi, in attesa di qualcosa. O meglio, come se fossero spettatori di “qualcosa” che stava accadendo all’interno dell’area circoscritta dalle fiamme. Spinti da una curiosità ormai giunta a livelli parossistici, superando anche la paura di essere scoperti dal proprio padre, fuori di casa a quell’ora, i due gemelli decisero di muoversi dal proprio punto di osservazione (o meglio York decise, trascinando come al solito anche William), salendo sulle biciclette e iniziando ad avvicinarsi al punto in cui erano assembrate tutte quelle persone. Intanto, le grida non accennavano a diminuire di intensità. Si trattava però di suoni un po’ meno “disumani”, pur continuando a essere del tutto incomprensibili. Dopo un breve tratto percorso a cavallo delle biciclette, i due gemelli giunsero nei pressi della cinta di uomini. Riconobbero, tra le tante persone sopraggiunte, il proprio padre, il vecchio Glenn, il sindaco, lo sceriffo e tanti altri uomini in divisa."

Per chi volesse acquistarlo, è possibile farlo ai seguenti indirizzi:

 http://ww4.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=18917&formato=8669






domenica 29 luglio 2012

La penna degli sconosciuti: Manuela Telesca - Castello di Favole

La penna degli sconosciuti

MIE OPINIONI SU LIBRI DI SCRITTORI ILLUSTRI SCONOSCIUTI (SPERO PER POCO)

In questa rubrica, creata appositamente da me ( e chi altri, sennò?), inserirò mie opinioni, quindi non delle vere e proprie recensioni, su testi che mi sono pervenuti, in un modo o nell'altro. Quello che li accomunerà sarà la (poca) fama di chi li ha scritti e la (molta) passione che ci ha messo dentro. Chi volesse approfittare di questo spazio, potrà inviarmi il proprio libro edito in formato cartaceo, contattandomi in via preliminare via mail, oppure direttamente inviandomelo via mail. L'indirizzo è: enzo-dandrea@virgilio.it



 MANUELA TELESCA 

CASTELLO DI FAVOLE

Screenpress Edizioni


 
La semplicità al comando il sogno e il bambino che è in ognuno di noi

Se si potessero costruire case di favole e utilizzare le stesse favole come mattoni, l’edilizia non sarebbe più in crisi. Il fascino che mi diede tanti anni fa il "maestro" Rodari lo rivedo in alcune di queste favole. Il libro mi sembra semplice e fresco come un novello Favole al telefono. La semplicità, a mio modesto parere, è l’arma in più. E se è vero che dalle cose più semplici possono nascere le architetture più complesse, definite e solide, allora sono pienamente d'accordo con lo stile del libro. Nel testo ci si imbatte spesso anche in una notevole e bella inventiva. Questo rende il tutto più gustoso e appetibile. Ricordandoci sempre che sognare non fa mai male. Così si potrà imparare la diplomazia che risolve la rivolta dei colori, la grande passione del dinosauro ballerino e del cuscino corridore, la bizzarria della bottiglia salterina, il modo una cosa tra le più gradite ai bimbi (il cioccolato) possa diventare un problema per una bambina tutta di cioccolata, e tante  altre storielle, brevi ma divertenti. Una in particolare, Saponia, mi ha ricordato un cartone animato di quando ero piccolo (ma forse allora era già un pò datato): i viaggi interplanetari del piccolo Aladar della Famiglia Mezil, che tanto ricordo con affetto anche adesso, quando andava a visitare, a bordo di un'astronave gonfiabile, i pianeti più strani e conosceva la gente più strana. In Saponia non troviamo astronavi e pianeti, ma un paese inventato fatto tutto di sapone, in cui la logica diventa illogica solo al pensiero di essere logicamente concepibile.
I bambini gradiranno questo libro, ne sono certo. Lo gradirà anche chi, come ho fatto io nel leggerlo, svestirà i panni "da grande" e tornerà a sorridere come si faceva da bambini, col cervello libero da intoppi, liberi di pensare e correre dietro ai propri sogni.
Per chi volesse leggere qualche pagina in anteprima qui sotto trovate il link:

sabato 28 luglio 2012

La penna degli sconosciuti: Ilaria Goffredo - Tregua nell'ambra

La penna degli sconosciuti

MIE OPINIONI SU LIBRI DI SCRITTORI ILLUSTRI SCONOSCIUTI (SPERO PER POCO)

In questa rubrica, creata appositamente da me ( e chi altri, sennò?), inserirò mie opinioni, quindi non delle vere e proprie recensioni, su testi che mi sono pervenuti, in un modo o nell'altro. Quello che li accomunerà sarà la (poca) fama di chi li ha scritti e la (molta) passione che ci ha messo dentro. Chi volesse approfittare di questo spazio, potrà inviarmi il proprio libro edito in formato cartaceo, contattandomi in via preliminare via mail, oppure direttamente inviandomelo via mail. L'indirizzo è: enzo-dandrea@virgilio.it.

ILARIA GOFFREDO
TREGUA NELL'AMBRA
L'amore sull'orlo dell'inferno bellico
    
Premessa: non adoro i romanzi "rosa". Trovo che spesso chi li scrive corra il rischio di sforare nel già scritto, nel mieloso e nello scontato. Pur amando, pur commuovendomi, le storie d’amore le trovo spesso melliflue. Cosa mi ha spinto, direte voi, a leggere "Tregua nell’ambra"? Francamente non lo so con esattezza. Forse il fascino della ricostruzione storica (e qui un primo plauso) o anche la curiosità per una storia scritta da una venticinquenne, che con passione si sarà documentata e avrà sentito in sè questa storia come se l’avesse vissuta davvero? Elisabetta Greco, protagonista del romanzo con l’aitante e misterioso Alec, vivono una storia romantica e drammatica in una sequenza di dure esperienze, tra cui la fucilazione del padre di Elisa, l’internazione in un campo di lavoro, il salvataggio avventuroso da parte di Alec, la nuova realtà come ospite degli inglesi, fino a rischiare la propria vita a causa di un attacco aereo... La lettura di certo mi ha fatto progredire di continuo in interesse, sulla durezza e le brutture della guerra, del razzismo e quello scorcio oscuro della nostra storia. Perchè è proprio quella la storia che la ragazza sperimenta sulla propria pelle, scoprendo con i propri occhi l’orrore della guerra (bella la citazione della dura e triste poesia di Primo Levi, all’inizio) con l’indomito carattere di chi però non resta fermo a subire, bensì ogni volta cerca in sè la disperata forza di reagire. Al male. Al dolore. A tutto.Polvere che viene tolta da una serie di fotografie in bianco e nero. Il ricordo che campa nell’aria rarefatta di un’Italia persa e ancora incredula su quanto le sta capitando. Anche la dolcezza di una realtà così lontana eppur così vera, senza mezze misure. Rivivere l’angoscia di essere un paese in guerra, che per la gente comune non è stata quella spettacolare tanto decantata nei documentari televisivi, bensì quella vita quotidiana che, tra mille difficoltà doveva e voleva andare avanti. In mezzo a quella realtà, sembrerà strano, c’era anche lo spazio per le storie d’amore.Le descrizioni sono spesso accurate, come ci si trovasse immersi negli ambienti, respirando il loro profumo. I passaggi dialettali sono intrisi di vera identità, trovo siano testimonianze gustose della propria terra. In questo forse una pecca c’è: io ne avrei disseminati molti di più nella storia, a discapito di una più fluida lettura, ma il sapore sarebbe stato anche migliore, come un ingrediente segreto che rende il piatto semplice una prelibatezza. Gusti personali, lo so. Pur essendoci qua e là qualche inevitabile imperfezione, la storia è ricca di spunti e passaggi intensi, poetici e incastonati molto bene in un’ambientazione drammatica, in cui le piccole cose sono poi quelle che mettono in risalto lo spessore dei protagonisti. Se avete voglia di assaporare tutto ciò, ve ne consiglio la lettura e, se vi dovesse piacere, aspetteremo insieme i capitoli successivi. No?  
Per chi volesse leggere in anteprima e acquistarlo, qui sotto trovate il link:

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=808813

SCRITTI - I MIEI LIBRI: OCEANO DI SABBIA

Scritti - I miei libri


Ebbene sì, anche io, nonostante sia amante della lettura, ogni tanto mi diletto a prendere sotto penna e carta (non il calamaio) o più spesso il primo pc disponibile. Allora vi riverso tutto ciò che mi passa per la testa. Sul foglio bianco finiscono idee, prima abbozzate poi sempre più delineate, che poi leggo e rileggo, applicando ciò che riesco ad apprendere dalle mie letture e dai veri scrittori. Ogn tanto riesco a far mio qualche buon consiglio. E il gioco è (quasi) fatto. E allora escono fuori anche libri. Perchè non parlarne qui?


           
OCEANO DI SABBIA

Autore: Enzo D'Andrea
Genere: poesie
Anno: 2011
Editore: autopubblicazione su ilmiolibro.it
Brossura, 56 pagine





Presentazione

Quando la poesia è lirismo, pathos, sensazioni. Quando la poesia è, breve o lunga, fonte di ricordo, veicolo di viaggio, strumento di dedica. Quando la poesia riesce ad essere insieme classica e moderna, mistica e scientifica. Comprendere la forza delle parole aiuta a capire la potenza e la grandezza dell'uomo, di fronte alla monolitica consistenza della vita.

Dalla quarta di copertina:

"... Quando il tempo ci mette di fronte a delle scelte, ignorando ciò che è stato e anticipando ciò che sarà, allora giunge il momento di fermarsi, riflettere e capire a cosa si aspira. La parola scritta resta più salda di un muro, di fronte alle intemperanze della vita, sopravvive a noi stessi lasciando a chi ci circonda una testimonianza che varca ogni tempo ed ogni spazio, trasfigurandosi con l'eternità..."

Per chi volesse, è possibile leggere un'anteprima e, eventualmente, acquistarlo, al seguente indirizzo:

giovedì 26 luglio 2012

DE...SCRITTI:


COME AVRESTE PROSEGUITO IL LIBRO L'ISOLA DEL TESORO?
L'UOMO CHE SVELO' LA VERA STORIA DEL PIRATA SILVER


LA VERA STORIA DEL PIRATA LONG
JOHN SILVER
di BJORN LARSSON
Titolo: La vera storia del pirata Long John Silver
Autore: Bjorn Larsson
Pagine: 492
Editore: Iperborea

Quanti di voi ricordano la trama dell'Isola del Tesoro, di R.L. Stevenson, un capolavoro della letteratura d'evasione e d'avventura così caro ai ragazzi, almeno quelli di una volta (nel senso che tutti siamo stati ragazzi, almeno una volta)?
Tempo fa, discutendo con un collega di lavoro, iperappassionato di libri, mi trovai a parlare di Bjorn Larsson. Mi fu consigliata la lettura del Cerchio Celtico, scritto da quest'uomo che aveva vissuto per anni su una barca e aveva attraversato il mare del Nord fino a giungere oltre la Scozia, traendo materiale per molte storie da queste esperienze marinare solitarie.
DOpo aver letto (e apprezzato) il libro, scelsi di acquistarne altri. Ed ecco che il collega mi tirò fuori una "chicca": La vera storia del pirata Long John Silver. Ma questo è pazzo... Silver era un personaggio inventato, chi poteva avere l'ardire di scriverci sopra e soprattutto millantare lo scritto come storia vera? Incredulo, mi apprestai alla lettura e, come manna dal cielo, apprezzai lo scorrere delle pagine di un libro (io che pure ne leggo a decinaia e decinaia)che mi provocò un piacere enorme. Una storia cruda, realistica, documentata, pazza fino a un certo punto, ma non oltre. Sembrava quasi che Larsson avesse intervistato il vecchio John. Un bastardo fatto e rifinito, il soprannominato Barbecue, il vero lato oscuro che dal romanzo (pure bellissimo) di Stevenson non può emergere (per dovuti limiti imposti dall'epoca) in tutta la sua realistica forza. Il tutto è narrato con dovizia di particolari, in una storia in cui si parla di contrabbandieri, viaggi per mare, schiavi e torture, impiccagioni, burrasche e torrenti di rhum. Un libro intriso di un romanticismo non sfacciato, che a luoghi ricorda (almeno a me che scrivo) Moll Flanders del Defoe, che appare anche in questo testo come un personaggio reale. E il vecchio Silver, dall'isola di Madagascar, dove si ritrova vecchio e pensieroso, ripercorre la sua "carriera" raccontando,con forza e caratura non comuni, la sua "vera" storia. Un libro da leggere, un esperimento di ottima levatura, a mio parere riuscitissimo.
Come dice l'editore: "... Ci sono libri che danno pura gioia ... È quel che capita con il romanzo di Bjorn Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell'infanzia, a viaggiare tra porti affollati di vascelli, taverne fumose, tesori, arrembaggi, tempeste improvvise e bonacce ... Chi racconta in prima persona è Long John Silver, il temibile pirata con una gamba sola dell'"Isola del Tesoro", fatto sparire nel nulla da Stevenson per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie..."

martedì 24 luglio 2012

DE...SCRITTI:

LA PENNA CHE SONDAVA LE PROFONDITA' DELL'ANIMO UMANO:
GEORGES SIMENON


Per molti, anche per me fino a qualche anno fa, era "solo" il creatore di Maigret. Ne possiedo qualche chilo: debbo dire che a volte mi soddisfano, a volte mi sembrano poco riusciti. Poi, come spesso capita, per caso sono venuto a conoscenza dell'altro Simenon, quello non legato a Maigret. E allora, apriti cielo: ho scoperto che l'ispettore ha coperto solo parte della grande produzione letteraria del suo creatore. Continuano, ancor'oggi, a uscire nuovi libri inediti in Italia (grazie alla Casa Editrice Adelphi), che si rivelano uno più bello dell'altro. E fa un certo effetto scoprire che sono anche piuttosto datati. Ma ciò non ne scalfisce la bellezza. La grande bravura di Simenon nel sondare l'animo dei protagonisti, nel costruire storie in cui ogni dettaglio va a incastonarsi al suo posto, dove con tratti essenziali emergono personalità diverse e contrastanti, deboli e forti, vittime del proprio passato, del proprio presente e del proprio futuro. 

 
IL PICCOLO LIBRAIO DI ARCHANGELSK
di GEORGES SIMENON
Titolo: Il piccolo libraio di Archangelsk
Autore: Georges Simenon
Pagine: 172
Editore: Adelphi
Il protagonista, Jonas Milk, è un esule russo che vive nella piccola place du Vieux-Marché. Possiede una piccola libreria alla portata di tutte le tasche, dove i libri possono essere acquistati o solo prestati. Gina Palestri è la più bella e attraente ragazza del mercato. Gli è stata offerta in sposa e Jonas ha accettato di sposarla. Ma la ragazza ha ventanni in meno, la tipica esuberanza e irrequietezza della gioventù ribelle. Jonas ama Gina, pur sapendo che lei non si nega scappatelle con qualche marocchino o qualche viandante di passaggio nel mercato. Le perdona il suo essere disordinata e condidivide con lei ogni segreto. Anche quello di una preziosissima raccolta di francobolli, messa insieme grazie a un lavoro di dedizione durato anni e anni.
Purtroppo Gina, attratta dal valore economico della raccolta gliela sottrae la sera in cui esce di casa, per non tornare più. Per questo Jonas comincia a mentire. E' un pò vergogna, la sua. Senso del ridicolo e rabbia sorda. Per molti, nella place, è invece stato lui, quel piccolo ebreo venuto dalla lontana Russia, ad aver fatto sparire l'infedele Gina.
Grande prova di Maigret, nella quale l'Autore conferma la grande limpidezza, semplicità e chiarezza del suo stile di scrittura. La descrizione delle situazioni e la grande bravura nell'indagare i più reconditi antri dell'animo umano, uniti ad una impareggiabile abilità nel caratterizzare con pochi tocchi i personaggi, fanno dell'Autore uno dei massimi esponenti della letteratura europea e mondiale del secolo scorso, e di questo libro uno dei migliori da lui scritti. Consigliatissimo.


lunedì 23 luglio 2012

DE...SCRITTI:

L'AVVENTURA DEI NOSTRI TEMPI:
IL LATO PURO DEL VIAGGIO
ATTRAVERSO GLI STATI UNITI D'AMERICA

STRADE BLU
di WILLIAM LEAST
HEAT-MOON

Titolo: Strade blu
Autore: William Least Heat-Moon
Pagine: 516
Editore: Einaudi

Ho sempre pensato che le sensazioni di libertà, leggerezza, avventura e intimismo non potessero essere contemporaneamente trasmesse da un libro, per quanto ben scritto. Invece, dopo aver letto Strade blu di William Least Heat-Moon, mi sono dovuto ricredere...fortemente. Eh si, perchè questo signore, partendo da un'idea tanto sballata quanto geniale, tanto attuale quanto d'altri tempi, è riuscito a trasmettermi tutto ciò, inculcandomi nella mente il desiderio di essere lì, in viaggio con lui, sull'asfalto crepato, in mezzo agli alberi, lontano dal fumo, dalla velocità, dagli strepiti delle strade più affollate. Un pò come estraniarsi in un eremo...mobile. Il teatro di questo viaggio è l'immensa varietà di paesaggi, genti e culture diverse piazzate in quel crogiuolo di razze e paesaggi che sono gli States, a patto di accettare le situazioni positive così come le negative, di essere pronto a socializzare sempre e comunque, ascoltare storie di gente comune, che non è detto siano meno interessanti di tante storie famose.
Se poi, diamine, il tutto è condito con un ottima dose di ironia, per stemperare le situazioni più intricate e  sottolineare la simpatia innata che ognuno di noi deve per forza avere, negli angoli più reconditi del suo animo, allora il gioco è (quasi) fatto. Il resto dovremmo mettercelo noi lettori. E la cosa non è affatto difficile: Heat-Moon parla, a noi basta saperlo ascoltare. Solo così si possono provare le sensazioni che i nostri nonni e i nostri genitori (sicuramente più di noi) hanno provato quando leggevano i classici dell'avventura. Solo che, questa volta, è tutto dannatamente vero (forse sto un pò esagerando i toni, ma mi piace lasciar libera la penna...).
Grande libro, destinato a diventare un classico (forse già lo è e io non me ne sono accorto...).
Leggerlo in modo innovativo, come ho sperimentato io (ormai sono trascorsi alcuni anni...), avendo a portata di mano un motore di ricerca su internet, si balza in lungo e in largo, aspirando l'aria e inebriandosi degli odori raccontati, sentendo le dita rotte dalla fatica o i rovi del deserto che ci rotolano accanto, bevendo l'acqua da una fonte quasi remota, o bagnarsi nelle gelide acque di un fiume nordamericano, trascorrere una nota in un furgone, mentre fuori imperversa una bufera di neve, oppure ancora sentirsi rubare l'anima e il corpo da milioni di puntini luminosi del cielo stellato d'America.

DE...SCRITTI:

TRA LA RAGIONE E LA RELIGIONE, TRA LO SPIRITO E LA NATURA:
LA STORIA D'AMICIZIA TRA IL MONACO E L'ARTISTA



NARCISO E BOCCADORO
di HERMAN HESSE

Titolo: Narciso e Boccadoro
Autore: Herman Hesse
Pagine: 432
Editore: Mondadori



 
Nell'oscuro Medioevo, laddove molti veli caddero sulla lucidità umana, dove si confusero spesso spirito e ragione, paura e lucida follia, nel periodo più oscuro della storia del mondo, Narciso, un monaco destinato a una brillante carriera religiosa, conosce Boccadoro, un artista che invece è attratto da tutto ciò che è vita, e quindi rifugge lo stretto confine della realtà monastica.
Narciso è il giovane maestro del convento di Marianbrom, un uomo con grandi doti intuitive, estremamente meditativo e colto.  Boccadoro rappresenta invece l'allievo, pervenuto al convento perchè obbligatovi dal padre, al fine di espiare l’anima peccaminosa ereditata dalla madre. Quest'ultimo rappresenta l'opposto di Narciso. 
Tra i due si sviluppa un'intensa e vera amicizia, guidata dall'ammirazione reciproca. Boccadoro vede in Narciso l'esempio da seguire per una sua futura vita monastica. Narciso, pur se attratto dalle straordinarie doti dell'allievo, dalle sue capacità eccelse, comprende che la vita di clausura e preghiera non fa per il giovane. Altre strade dovrà seguire, Boccadoro, per accedere allo scrigno del sapere, della realizzazione dei proprio sogni e dei propri ideali. Narciso, quindi, indirizza l'amico-allievo verso la propria ricerca, che passa necessariamente per altre strade e perviene  ad altri lidi e altre epserienze.
Così Boccadoro lascia il convento e la vita meditativa, iniziando un'esperienza di viaggio e crescita spirituale, anche attraverso dure e amare esperienze. In se, però, conserva sempre un posto per la figura di Narciso, che per primo aveva intuito la sua natura di artista e lo aveva reso consapevole. 
Un connubio di spiritualità e animo vagabondo, tra l'essenziale sistematismo delle cose e la caotica espressione dell'artista, in una continua ricerca della verità.
Verità che però non è unica, in quanto molteplice. Inoltre, non esiste un solo modo per ricercarla. Non esiste un'unica risposta, come tra l'altro non esiste un'unica domanda fondamentale nella vita di ogni essere umano.
Un libro consigliatissimo, uno tra i più grandi del Premio Nobel del 1946, uno straordinario sondatore dell'animo umano, uno spunto di riflessione su ciascuno di noi, attraverso un'affascinante storia d'altri tempi.